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Con nostro onore, sul numero 0 possiamo vantare un ritratto dell'ornitorinco ad opera di Marco Corona. Amico ed eclettico dotato di mano santa.
Potrebbe bastare questo per cercare la rivista.
“Gli dei avevano condannato Sisifo a far roto-
lare senza posa un macigno sino alla cima di
una montagna, dalla quale la pietra ricadeva
per azione del suo stesso peso.
Essi avevano pensato, con una certa ragione,
che non esiste punizione più terribile del lavoro
inutile e senza speranza”
Senza dei, speranze e macigni la redazione di
Platypus l’Eclettico cerca di indagare il limite
tra lavoro e lavorio, attratta dalla tensione all’in-
finito di quest’ultima, più ruvida, accezione.
L’indagine attraversa i lati più celati, o malce-
lati, dell’esistenza, sotto-valutando gli elenchi
curriculari e il determinismo dei “mestieri” per
sopravvalutare il talento misto all’inconscio.
Platypus cerca e propone soluzioni immaginarie
ad esigenze concrete, è una fisica senza “meta”,
ma spezzata a metà per mostrare le proprie vi-
scere.
Tutto quello che vi vortica vertiginosamente
dentro è eclettico, umido e luminoso, una so-
stanza inquieta e informe che appartiene a chi
non proviene da uno stampo. Platypus è un
megafono, un amplificatore in cui tutti i lati
dell’espressione possono esser urlati o lamen-
tati, un coro di tante voci: contributi, interviste,
recensioni, grafie senza l’obbligo del “kalòs”.
Preferendo il talento alla réclame, apprezziamo
del macellaio non la carne ma la sua passione
più nascosta per i coltelli, dello scrittore non le
parole ma la sua voce mai cantata, di Sisifo non
lo sforzo a risalire la montagna ma la leggerezza
nel discenderla.